In primo piano
Cartolina dalla maratonina dei Nebrodi
A volte si dà per scontato ciò che ci circonda o si possiede e solo quando si perde, temporaneamente o definitivamente, se ne comprende e se ne apprezza il valore, la funzione, l’importanza.
È vero, la voce non serve quando si corre ma per chi, come me, interpreta la gara e la corsa anche come momento di condivisione e aggregazione, di festa e di supporto agli altri, la sua temporanea “fuga in vacanza” (mi piace immaginare così) è stata avvertita e non solo da me. Ma … che si è persa!
I riti della giornata si ripetono, immancabili e necessari ma ogni “viaggio” è qualcosa a sé stante, importante, irripetibile, unico, magico e mutevole e differente da individuo a individuo.
La comunicazione, così come a me insegnato, avviene su più livelli, non è solo un processo verbale; si può comunicare con un sorriso, uno sguardo, un gesto della mano; e sono stati proprio questi i mezzi a mia disposizione nella giornata di ieri durante quella pazza, folle, incosciente corsa a creare una nuova “magia”.
Quelle promesse, fatte prima della gara e mantenute, hanno contribuito a rendere indimenticabile questa nuova esperienza di corsa. Afona, muovendo solo le labbra, urlo con la mente il mio “buon divertimento a tutti” prima della partenza, ripetendo quel rito ormai ancorato in me e del quale non posso e voglio farne a meno; l’idea di scrivere su un foglio di carta i miei messaggi, “Dai”, “Forza”, “Ciao”, “Bravo/a”, è arrivata troppo tardi … il viaggio era già iniziato; dal secondo giro, affiancata da un “supplente vocale” e “guardia del corpo” ogni cosa ha assunto il valore e il significato che per me conta più di un podio.
Ancora una volta quei 21,097 km, divisi su 3 giri, tra asfalto e una cornice dalle varianti del blu, tra cielo e mare, mi hanno concesso l’accesso al mio mondo delle meraviglie, dove tutto si trasforma, assume valori, importanza e caratteristiche che spesso mettiamo in secondo piano o annichiliamo. Le nuvole si trasformano in animali, oggetti, volti; il vento si trasforma in una mano che mi accompagna e/o mi blocca (per non farmi stancare e forzare), la piccola strada in salita diventa una cunetta di una montagna da scalare e la discesa in una giostra del luna park; tutto acquista colore, mentre voci e volti accanto o di fronte a me diventano la forza per tagliare quel nuovo traguardo.
“Cara voce, mancavi solo tu, torna presto”
Articolo: Giovanna Barone