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Il Trofeo Citta di Monreale nel racconto di Remigio Di Benedetto

Preludio: Sono le 5e30 e suona la sveglia. Sono trascorse meno di 12 ore da quando ho tagliato il traguardo del “Corri alla Civita” di Catania. Ho di fronte a me 200 chilometri di autostrada. Dopo l’arrivo a Palermo c’è l“arrampicata” a Monreale che con “l’aiuto” di un “Navigatore” raggiungiamo  per viuzze impossibili mentre inizia a piovere.

Ore 9. Da circa 10 minuti siamo radunati in Piazza Guglielmo II, sotto il gonfiabile posto di fronte al bel duomo di Monreale. L’acqua cade ancora copiosa e siamo bagnati “fradici”. L’ultimo minuto prima della partenza è dedicato al ricordo di Michele Guzzo. L’invito generale di chi presiede alla partenza, Ino Gagliardi in testa, è quello della prudenza,  il percorso è pericolosamente viscido. Il tracciato che inizia con il periplo della piazza (due curve a 90 gradi) non aiuta certamente. Un colpo secco di pistola tra decine di flash, dà il via libera agli atleti che si “tuffano” sul percorso. Siamo già “appesantiti”, il nostro abbigliamento è al solito “ultraleggero” ma è già carico di H2O e le scarpe, abbondantemente annacquate, fanno “cik ciak” sulla pavimentazione. Abbandoniamo la piazza e alla successiva svolta imbocchiamo a destra una salitella di pochi metri. La successiva svolta a sinistra ci porta in via Veneziano dove la strada spiana. Si fa zig zag tra le pozzanghere e le gambe degli atleti. Sono sulla scia di Mika Iwaguchi e in stretta compagnia di Giusepe Mazzeo da Furnari (Me). Si abbandona la via Veneziano e per farlo si attraversa in diagonale e in discesa una piazzetta: pericolosissimo. Si rischia a ogni passo di scivolare. Volontari posti in punti strategici invitano di volta in volta di “allargare o stringere” a seconda dei casi. Ma la loro posizione non è sempre azzeccata e finiscono essi stessi per essere un pericoloso ostacolo. Passiamo tra due alte e malconce colonne che rappresentano ciò che resta di una delle antiche porte di Monreale, sono orrendamente “soverchiate” da due inguardabili palazzi. Nel punto più lontano del percorso una inversione a “u” anch’essa in pericolosissima discesa, pone in difficoltà molti atleti. Forse “l’elementare” posizionamento di transenne nei punti ritenuti pericolosi, avrebbe meglio garantito la sicurezza degli atleti. Facciamo ritorno verso il duomo. Una strada “pozzangherosa” molto lunga e larga consente anche a noi delle retrovie di vedere almeno nel primo giro la testa della corsa. Si inizia nuovamente a salire si svolta più volte a destra e sinistra e finalmente completiamo il primo giro. Sono sempre in compagnia di Giuseppe Mazzeo della Podistica Messina, mentre qualche metro avanti a noi c’è Antonino Calandra della Trinacria Palermo. Siamo il podio “portatile” dei sessantenni, in più c’è la compagnia del “Sol Levante” con la Iwaguchi (Fiamma San Gregorio). Affrontiamo il secondo giro sempre con discreta pioggia. Io cerco di rimanere “aggrappato” a questo podio “volante”, ma non è facile, faccio traiettorie impossibili nei cambi di direzione, prendendo tutti i rischi del caso e qualcuno in più. Mazzeo sembra fresco “come una rosa” io sono in perenne “riserva”. Nel terzo giro progressivamente Giuseppe  avvicina Calandra, al passaggio sotto il gonfiabile li divide un secondo e io subito dietro di loro “a scapicollo”. Quarto giro, la pioggia sembra cessare. Passa la coppia di testa Alessio Terrasi (Fiamma Rossa Palermo) e Bibi Hamed (Universitas Palermo), sono all’ultimo giro, a un chilometro e mezzo dall’arrivo. Sembrano “volare” sull’acqua, mentre io faccio “acquaplaning” sulle pozzanghere. Sul nostro podio “portatile”, Giuseppe, che ha iniziato a “tirare”, sale sul gradino più alto e Calandra ne scende. Quando passiamo per la quarta volta dal Duomo,  Alessio Terrasi già  festeggia la vittoria, e di li a poco lo farà tra le donne Laura Speziale (Sport nuovi eventi Sicilia). Sotto il gonfiabile sono ancora a 5” da Mazzeo e solo 2” da Calandra. È l’ultimo giro, Giuseppe lo fa in evidente accelerazione, anche Calandra in misura minore accelera, mentre io “sbaglio pedale” e spingo sul freno. Via via vedo i miei avversari allontanarsi, prendo ancora rischi ma è tutto inutile. Sono finalmente all’arrivo “sano e salvo” ma apprendo che non per tutti sia andata così, qualche “scivolone” di troppo c’è stato, ma sembra senza gravi conseguenze.

Ore 9e45. Sono grondante di acqua miscelata a sudore, vorrei completare le operazioni di rito consegnando il pettorale e ritirando il “pacco gara”. La fila da affrontare ricorda la Posta o a scelta, il pagamento del ticket ospedaliero. Un’enorme massa di atleti in arrivo è infatti “ammucchiata” contro una piccola porticina dalla quale con ritmo non esaltante vengono consegnati                 i pacchi gara, risultato: un quarto d’ora di fila e misura della maglietta sbagliata, dovrò dimagrire per indossarla, non mi sembra il caso.

Ore 10e15. Riacquistato un aspetto decente prendo visione delle “pagelle” esposte nella piazza e scopro con sorpresa di essere scivolato “a mia insaputa” giù dal podio, sono soltanto al quarto posto. La piccola delusione non mi impedisce di proseguire il giro turistico di Monreale in compagnia della mia dolce metà che si è alzata come me alle 5e30.

Ore 14 Sorpresa finale. Mentre la nostra giornata turistica prosegue con la consumazione di Pane con la milza, Sfincione e Pane e panelle all’Antica Focacceria San Francesco di Palermo, rileggo in rete le classifiche di categoria e scopro che quel posto sul podio “portatile” che ho inseguito per quasi 10 chilometri, è proprio il mio. Un errore “elettronico” della TDS me lo aveva sottratto e successivamente prontamente restituito. Grazie al mio Presidente, Biagio Di Mauro (Fiamma San Gregorio) che in mia ovvia assenza ha ritirato il premio.

Grazie per la bella manifestazione alla Marathon Monreale che farà sicuramente tesoro degli errori compiuti in questa prima esperienza in gare di livello regionale.

Pensierino finale: Ma non è che la carta, la penna, il calamaio e i giudici “a manovella” funzionano meglio dei microchip elettronici che ti fanno così velocemente scendere e salire dal podio?

 

Remigio Di Benedetto

r.dibenedetto@aliceposta.it

 

 

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2 thoughts on “Il Trofeo Citta di Monreale nel racconto di Remigio Di Benedetto”

  1. Caro Remigio,
    in omaggio alle veloci ma simpatiche chiaccherate che ci concediamo prima delle partenze provvedo ad emendare il Tuo articolo che, altrimenti, non meriterebbe troppa attenzione per evidenti ragioni che mi accingo qui a rassegnarTi sinteticamente.
    Nel Tuo racconto sei riuscito a trasformare una virtù in un difetto. Mi riferisco alla consegna dei pacchi gara. Premesso che quella che definisci “porticina” non era molto più angusta dei varchi predisposti in altre, più partecipate, gare, Ti ricordo la presenza, nel pacco, del famosissimo pane di Monreale, oltre che di frutta e maglia. Avremmo potuto distribuire “comodamente” all’aperto i pacchi, come da programmi, ma, dovendo fronteggiare un temporale tuttaltro che prevedibile in estate, abbiam preferito consegnarvi i nostri doni ben asciutti. Donde la scelta della consegna attraverso la porta della torre. Non indugio, per evidenti ragioni legate alla location, sul commento in merito al ritmo della consegna che ingenerosamente definisci “non esaltante” nè sulle tue deliranti considerazioni sul posizionamento dei volontari, che, piuttosto, meriterebbero anche il tuo plauso nè, infine, sull’incomprensibile epiteto “impossibili” da te attribuito alle vie per raggiungere Monreale. Quanto alla taglia della Tua maglia tecnica, dubito che fosse “errata”, ossia diversa da quella da Te richiesta, perchè se così fosse avresti potuto fartela sostituire durante la mattinata trascorsa a Monreale piuttosto che lamentartene inutilmente in questa sede
    Avrei gradito, sicuro di interpretare il pensiero di molti, un commento (ne abbiam ricevuti tanti di questo tenore) sul bel percorso tecnico regalatoVi e (perchè no?) sulla cura nel confezionamento del ricchissimo pacco gara e nella qualità artigianale dei premi (compresi i fantastici biscotti di Monreale), a detta di tanti “i più belli sin qui nel grand prix”. Mi compiaccio, tuttavia, che stavolta hai dedicato qualche parola alla memoria di Michele Guzzo, di cui ti sei totalmente dimenticato, nonostante l’ampio minuto di silenzio e gli scroscianti applausi e la dedica da parte del vincitore, nel racconto della gara di Casteltermini, la prima senza il nostro compagno.
    Nel salutarTi, concludo alla tua maniera manifestando l’auspicio che tu possa fare tesoro per il futuro dei tuoi errori nel raccontare gli aspetti “oggettivi” della gara.
    Andrea Rizzo

  2. Credo proprio che il sig. Remigio che non conosco ,abbia parlato come un perfetto politico….si! ,un politico non esprime quello che pensa ma quello che vuol fare credere.Peccato che una noce dentro un sacco non può mai fare rumore!!

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