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Vivere la corsa: i Campionati Regionali di Corsa campestre analizzati e vissuti
Le corse campestri, si sa, non sono propriamente una “passeggiata”. Correre una campestre richiede conoscenza tecnica e una preparazione atletica adeguata, bisogna prestare attenzione al percorso ed essere molto concentrati. Si vedono atleti con scarpe appropriate, le chiodate, e atleti che affrontano la prova con le scarpe da running di tutti i giorni.
Ci sono sempre diversi modi per vivere una corsa, che sia su strada, su pista o in un’area campestre. Come per un colore esiste una quantità infinita di variazioni di tonalità, dal colore più intenso a quello più tenue, l’atleta si può anche distinguere per forza, velocità, resistenza, spirito impavido e per cautela.
Il percorso di Piazza Armerina, luogo del Campionato Regionale Cross individuale e di società, può essere descritto come una miscela di elementi misti, che in se racchiudono in significato di “corsa campestre” per antonomasia.
Partenza da un’estesa area verdeggiante, seguita da una breve curva stretta tra alberi caratterizzato da un tratto di terra e qualche sasso che conduce alla zona più rettilinea del percorso di gara che sembra quasi prendersi gioco degli atleti che dopo pochi metri inizieranno ad inoltrarsi all’interno di un percorso, lungo, a tratti arenario,misto di curve, dossi, brevi salite e discese ripide. L’impavido atleta affronta questo tratto con la sicurezza di chi sa come comportarsi; il cauto, invece, rallenta in quei tratti curandosi anche del vicino, scambia qualche parola di “conforto e supporto” per vincere la fatica e lo stress del percorso, sorridendo dove possibile.
Ma la corsa, in questo caso campestre, non è solo una corsa per la “conquista” di un traguardo!
E’ incontrare vecchi amici e conoscerne di nuovi, è scambiarsi un saluto, un abbraccio, scambiare qualche parola con l’amico che incontri solo in queste occasioni, è la possibilità di trascorrere una giornata diversa in gruppo. E’ atmosfera, è godere delle bellezze della natura, dei suoi colori, dei suoi suoni e dei suoi silenzi, respirando e sentendo i suoi odori. E’ raccogliere anche una semplice margherita, è come sempre ricevere un sorriso dell’amico o compagno di squadra che t’incoraggia o ti fa sorridere, con il suo “tifo da stadio”, mentre tu cerchi di non cadere, è sorridere e salutare davanti ai fotografi improvvisati o di professione.
Poi, improvvisamente, così come tutto è iniziato, finisce la tua corsa; è tempo di recuperare le energie, bere acqua o un te caldo o freddo, è tempo di vedere la classifica e comprendere il risultato della tua “prestazione atletica”, è tempo di premiazione tra applausi e sorrisi, è tempo di salutare tutti e aspettare la prossima occasione per Vivere la corsa.
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Articolo e foto: Giovanna Barone
Ieri c’ero. Ho corso. Ma oggi l’ho corso di nuovo leggendo questo bellissimo articolo. Complimenti!