News
A Noto vittorie di Catania e Immesi: il diario della corsa…
Ore 9. Quando giungo a Noto, la prima “corsa” è quella al parcheggio e io conquisto l’ultimo posto “utile” sul viale dell’arrivo, “ombra compresa”. Mi rendo subito conto che se a Piazza Armerina il 13 Marzo, nel Campionato di Cross, abbiamo trovato il freddo di fine inverno, qui a Noto troviamo il caldo dell’inizio della primavera, quasi un’estate. L’atmosfera è di vera festa: Turisti, Podisti e Ciclisti si stanno riversando in città. I primi ad ammirare il barocco, i secondi e i terzi a misurare le loro forze nelle competizioni sportive. Le foto turistiche di chi ammira la cattedrale splendidamente restaurata si mescolano con quelle del pre-gara degli atleti. La strada di accesso al centro della città vede due gonfiabili contrapposti, il primo per noi podisti che sgambetteremo, di fronte a “Palazzo Ducezio”e il secondo dal lato opposto del corso Vittorio Emanuele, per chi pedalerà. Come “aperitivo riscaldante” scelgo di provare il giro del percorso. È breve, sono solo 1250 metri che ripeteremo tutti, senza distinzione di sesso o età, per 8 volte, per un totale di 10 chilometri. Al termine del giro mi rendo conto che non sarà una “passeggiata” e ci “divertiremo” sicuramente.
Ore 9e45. Lo speaker annuncia l’approssimarsi della partenza e avverte: “ragazzi, contatevi i giri, sono 8, non chiedete a noi, non possiamo aiutarvi”.
Ore 10. La griglia viene composta con gli atleti di “livello”. Noi “normali” scalpitiamo alle loro spalle. La strisciolina bianco rossa di separazione, in qualche modo dopo poco cade e tutti piombiamo sui migliori. Senza alcun preavviso sentiamo sparare il colpo di avvio, siamo in gara! La discesa iniziale del corso Vittorio Emanuele sgrana il gruppo e quando svoltiamo nella via Nicolò Fabrizi la fila dei concorrenti è già lunghissima. Se le prime centinaia di metri le abbiamo fatti in “quinta”, la salita ci fa innestare la “seconda”. Ma è alla successiva svolta che la strada si fa ulteriormente ripida, ci vuole la “prima”! Quando finalmente la via Cavour spiana, possiamo prendere fiato. La terza svolta del percorso ci porta in via Rocco Pirri, breve e ripida discesa da affrontare “a folle” ma con prudenza, poi in fondo alla discesa l’ultima svolta ci riporta sulla dirittura di arrivo. Primo passaggio sotto il gonfiabile e siamo nuovamente in discesa. Io sono in ”compagnia” di alcuni miei “amici-avversari” di categoria, c’è Salvatore Cammarata (Atletica Sicilia) che imbocca la salita con impeto, io mi tengo più “sul prudente”, ho davanti a me Alessandro Sagone (Atletica Caltagirone) mentre al mio fianco ho Piero Lo Nigro (Atletica Sicilia). Secondo giro, seconda salita. Alessandro cede nettamente, lo supero. Cammarata è più avanti e mi sembra difficilmente avvicinabile. Terzo giro, vedo che Piero è fermo al rifornimento, mi pare di capire che si sia ritirato; tento di agguantare l’acqua ma non ci riesco e precipito su una volontaria che la distribuisce. Il “dott. Sagone” ha perso terreno mentre Salvatore, più avanti, procede sempre con vigore. I giri si susseguono, dopo alcuni goffi tentativi andati a vuoto, finalmente riesco ad agguantare l’H2O. Forse un migliore posizionamento dei “banchetti” dell’acqua… e una maggiore destrezza degli addetti alla distribuzione… Il ristoro più gradito ed efficace comunque arriva da un anonimo spettatore che a metà della salita spruzza acqua creando una gradevolissima pioggerellina artificiale! In via Cavour mi “agganciano” in coppia Antonio Spadaro (Fiamma S. Gregorio) e Luca Messina (Monti Rossi Nicolosi), hanno l’età di mio figlio e sono molto contento. La salita si fa sempre più dura, nel tratto più difficile la “prima” non basta più, ci vuole la “ridotta”, il “solito” basolato sconnesso non aiuta. Qualcuno spreca il fiato imprecando contro l’organizzazione che ha inserito questo “magnifico strappo” sul percorso, e io penso, “ma non siamo tutti volontari? È un percorso bellissimo! una sorta di “tour del barocco” un poco veloce. Lungo tutta la via Cavour molti atleti cercano l’ombra sul piccolo marciapiede di sinistra, ma è troppo stretto, non c’è posto per tutti. Cerco di mantenere un ritmo di gara accettabile e quando imbocco per l’ennesima volta la salita vedo che invece poco più avanti, “il Cammarata” ha decisamente rallentato. Procedo sulla sua scia per circa mezzo giro, sento ”l’odore del podio” dei sessantenni pensando che avanti ci siano solo Vilmo Luciani (A.S.D. Placeolum) e Giuseppe Mazzeo (Podistica Messina). Sto per agganciare Cammarata, in corso Vittorio Emanuele lo affianco, ma dopo pochi metri, Salvatore, vista la mia presenza, decide di “attaccare” e accelera notevolmente. Io non ho le energie per stargli dietro, la fatica mi ha anche “annebbiato” il cervello, nel tourbillon dei doppiaggi subiti e di quelli fatti ho anche perso il conto dei giri e ripenso alla frase iniziale dello speaker. Proseguo nell’incertezza, penso forse di essere all’ultima discesa, sono sul rettilineo d’arrivo, taglio il traguardo ma percorro ancora un centinaio di metri, poi non vedendo più Cammarata, né nessun altro del mio gruppo, capisco che è veramente finita e torno sui miei passi.
Ore 11 Smaltita la “sbornia da fatica” e riacquistata la “funzione cerebrale” vado a consultare le “pagelle” appena esposte. Scopro che Vito Massimo Catania (Atl. Amatori Regalbuto), dopo avermi doppiato quasi 3 volte, ha conquistato il trofeo Bonfanti per maschietti, mentre Lorenza Chiara Immesi (Sport nuovi eventi Sicilia) lo ha vinto tra le femminucce.
Grazie all’organizzazione, a tutti i volontari, ai vigili, ai giudici e soprattutto all’anonimo spettatore che ci ha rinfrescato lungo la salita. Arrivederci al prossimo appuntamento per la 5^ prova regionale sull’Etna al ”Trecastagni Star”.
Pensierino Finale: “ragazzi, contatevi i giri, sono 8, non chiedete a noi, non possiamo aiutarvi”
Remigio Di Benedetto
“ragazzi, contatevi i giri, sono 8, non chiedete a noi, non possiamo aiutarvi”
Chi dovrebbe farlo?