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Campionato regionale S/M di corsa campestre nel racconto di Remigio Di Benedetto

Ore 7 La partenza da Catania mi fa subito intuire che non sarà una giornata “facile”: la nebbia avvolge l’Etna e il cielo coperto non da speranze. Lungo la strada incontriamo nebbia anche  a Enna e quando imbocchiamo lo scorrimento veloce Caltanissetta – Gela inizia a piovere. Non temo gli eventi atmosferici negativi, ma quando alle 9 in punto “sbarco” a Ravanusa e la pioggia si intensifica, capisco che oggi mi farò la doccia prima, durante e dopo la gara. Il meteo negativo non ha comunque scoraggiato gli iscritti alla manifestazione e gli otre 500 partecipanti alle tre batterie previste sono già in movimento. Siamo nella fase del riscaldamento, si corre un po’, si fa stretching e quant’altro serve per trovarsi al meglio sulla linea di partenza al momento dello sparo, la pioggia è sostenuta ed è in corso pertanto la “prima doccia”.

Ore 9e55 Lo speaker annuncia un lieve ritardo sull’orario di partenza per la prima batteria. Abbiamo così modo di socializzare  “sotto la doccia” con gli uomini e le donne già schierati sulla linea di partenza, un esperienza “fantastica” specialmente con quest’ultime.

Il gonfiabile non c’è, ma cerco di immaginarlo ugualmente come punto di riferimento di questo zigzagante percorso in continuo saliscendi (non esiste alcun tratto in piano) posto su una collinetta che forse in primavera sarà bellissima, ma oggi…

Ore 10e15 Dopo la “prolungata socializzazione”, finalmente si parte, inizia la “seconda doccia”. La sensazione iniziale, credo per tutti, è quella di trovarci sull’olio o sul ghiaccio, diciamo che si pattina più che correre, le “chiodate” che indossa qualche atleta più tecnologico e professionale aiutano sicuramente, ma forse un paio di pattini sarebbero stati più idonei. Siamo oltre 200 tra femminucce e maschietti over 60 e affrontare il primo cambio di direzione che porta il percorso a restringersi notevolmente è veramente un impresa. Il percorso sale, scende, si sterza più volte, ora a sinistra, ora a destra, ci sono alcune inversioni a “U” in corrispondenza delle quali sprofondo nel fango e ho difficoltà a “ripartire”. Il fondo del percorso passa da rarissimi tratti “moderatamente molli” a tratti in cui lo strato di fango fa affondare in una sorta di “sabbia mobile” dalla quale si esce soltanto con la disperazione di chi vuol di mantenere il passo dell’avversario. C’è poi la “caccia” al tratto erboso, l’unico dove l’aderenza al terreno è maggiore, ma l’erba è poca, rada e più che altro laterale al percorso.

Il mio primo giro è più che altro “esplorativo”, procedo abbastanza lentamente, non sollevo mai lo sguardo da terra e non lo farò per l’intera gara, perché la cosa più utile è guardare dove si mettono i piedi. All’imbocco del secondo giro cerco per quanto possibile di alzare lo sguardo: mi precede uno stuolo di femminucce capitanate, annuncia lo speaker, da Tatiana Betta e da Gaetana Scionti due nomi “sconosciuti” tra noi Master, così come quello di Raffaele Santoddì che guida gli uomini. Io che sono nelle posizioni di rincalzo cerco di stare dietro ai “catanesi in trasferta” Angelo Ponzio e  Piero Lo Nigro  poco avanti a me.

Gli “scivolamenti” e la caduta di qualche atleta continuano. Una volta tanto dagli spalti, incredibilmente pieni di pubblico, oltre che giungere le solite parole di incitamento, si grida: “attento, si scivola!”, “corri sull’erba!” e addirittura un incitamento alla rovescia “vai piano, fai attenzione!

La mia gara su Piero e Angelo continua. Angelo è abbastanza lontano, invece sento Piero alla mia portata, lo avvicino nei tratti in salita, mentre nelle discese si dimostra molto coraggioso, si lancia, rischia più di me e mi prende qualche metro: al quarto giro però lo aggancio e lo supero. Angelo Ponzio è più distante e nell’ultimo giro capisco di avere ancora molto da “da spendere”, la prudenza  mi ha fatto mantenere un ritmo un poco al di sotto delle mie possibilità, prendo coraggio e accelero, supero qualche femminuccia, dimezzo il distacco da Angelo, realizzo il giro più veloce, ma sul traguardo mi resta un debito di 8” che non mi consente l’accesso nella “Top Ten” dei sessantenni. Molto meglio di noi tra i “catanesi in trasferta”, hanno fatto Raffaele Santoddì (Atletica Caltagirone) vincitore SM60 e Patrizia Strazzeri (Atletica Fortitudo Catania) vincitrice SF35.

Il passaggio sotto “l’immaginario gonfiabile” sancisce la fine della “seconda doccia”. Gli atleti giungono al traguardo con il “lato B” ricoperto da uno compatto strato di fango degno delle Terme di Sciacca o di quelle di Acireale, la “terza e ultima doccia” risolverà il problema.

Non va meglio agli atleti delle due successive batterie. Le condizioni meteo nella seconda tendono a migliorare, ma il percorso, dopo il trattamento subito con il passaggio dei primi 200 atleti è in condizioni “tragiche”. Nell’infernale tracciato, Vito Massimo Catania e Franco Carpinteri “regolano” gli atleti delle due batterie. Una menzione particolare per Sebastiano Caldarella Francesco De Trovato e Antonino Macaluso categoria SM80!

Ringraziamo tutta l’organizzazione e tutti gli atleti che partecipando alla gara hanno dimostrato coraggio e incoscienza, qualità sicuramente “confinanti” tra loro.

Prossimo appuntamento del Grand Prix Regionale con la seconda prova, l’8 Febbraio ad Acireale, la città del più bel carnevale di Sicilia, nella sua fantastica piazza barocca, speriamo… col sole.

 

Remigio Di Benedetto

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