News

Il Trofeo Bonfanti nel racconto di Remigio Di Benedetto

Noto. Alle 8 mentre percorro l’autostrada che da Catania porta nel siracusano, mi rendo conto che è in corso un fenomeno “migratorio”. È una migrazione podistica, con scarpette, canotta e pantaloncini al seguito. L’autostrada è invasa da auto a pieno carico, pulmini e forse anche qualche bus; i “catanesi” sono presenti in massa, ma non manca chi viene da molto più lontano, nessuno vuole mancare. Qualche colpo di clacson in fase di sorpasso per un saluto ad alta velocità, sosta all’area di servizio, ma rapidamente perché non c’è tempo da perdere. La meta è Noto, la bella città siracusana capitale del barocco dell’omonima valle, oggi ospita la sesta prova del Grand Prix regionale di corsa 2015.

DSC09253

All’arrivo in città ci sono difficoltà di parcheggio e pertanto “nessun oscar da assegnare” visto il disagio patito. TDS invece già in postazione, gonfiabile e quant’altro serve per la partenza tutto in ordine.

Alle 9e40 lo speaker annuncia: “entro 10 minuti tutti gli atleti alla partenza”. Si allestisce la cosiddetta griglia che a me sembra più che altro una “gabbia” e questa volta per impedire intrusioni, il “pass” d’ingresso è costituito dal pettorale di colore viola, peccato non avere un pennarello…. Riempita la gabbia si rompono i cordoni e il popolo dei “lenti” di colore celeste si trova a ridosso dei “veloci” di colore viola.

È il momento della commozione per il ricordo della cara Annarita Sidoti che ci ha prematuramente lasciato.

Mancano 5 minuti alle dieci e l’organizzazione con atteggiamento “perfezionistico” dichiara che si deve aspettare l’orario ufficiale previsto. Si sgomita un poco. Passa ancora qualche momento, poi il “Sindaco con la pistola” alza il braccio e così resta per parecchi secondi. Lo speaker annuncia “mancano 40 secondi”, forse al sindaco inizia a fare male il braccio e lentamente lo abbassa… ma per fortuna, prima che spari ad altezza d’uomo viene dato il via, il colpo è comunque come sempre “a salve”. Si parte di “gran carriera” siamo in 455. La strada non è molto larga, c’è massima confusione, ma prima della svolta in via Ruggero Settimo e la successiva in via Ducezio, il gruppo, almeno  nella fascia dove io mi trovo, è già sufficientemente sgranato e non ho problemi. Il percorso già sperimentato più volte con successo, ha il suo punto più difficile nella salita della via Zanardelli. Alla fine dell’erta si respira, si svolta verso il viale Marconi e in leggera discesa si giunge sotto gli alberi che riempiono la piazza e danno un senso di refrigerio eccezionale. Su un percorso così duro questo tratto è veramente rigenerante. Giunti al  giro di boa, con San Corrado che ci osserva poco più in là, la musica cambia: terminata la frescura degli alberi e passati sotto la Porta Reale, la strada inizia a salire sia pure lievemente. Il gonfiabile che vediamo sullo sfondo sembra non avvicinarsi mai, appare irraggiungibile.

Per me c’è un secondo momento di commozione: a metà della salita il mio pensiero va all’amico Angelo Di Bella della Jonia Giarre, che alcuni anni addietro, impegnato in una precedente edizione del trofeo Bonfanti, proprio su questo stesso basolato che sto calpestando, si è accasciato al suolo. Sono stati gli ultimi istanti della sua vita.

Raggiungo il gonfiabile e finalmente la strada spiana, poi diventa una lieve discesa che si fa ripida quando imbocco la via Ruggero Settimo. Io sono sulla scia di Piero Lo Nigro, ma il suo passo è da “gran forma” e io non me lo posso permettere. Cerco l’ombra, la via Ducezio la offre a sinistra ma c’è il marciapiede e non è facile conquistarlo, c’è troppa concorrenza. Quando siamo nel corso principale prima della zona ombrosa c’è il “rifornimento”, ma i ragazzi “acquaioli” non hanno molta abilità nel consegnare l’acqua e molti bicchieri pieni finiscono a terra, anche quello che tento di “acchiappare” io e ci debbo rinunciare, se ne parla al prossimo giro.

La gara prosegue e io sono ancora sulla scia dell’amico Piero ma lo vedo sempre più lontano. Nel tratto prima della boa posta in fondo al viale Marconi, al primo giro ho osservato la potenza di Vito Massimo Catania tallonato dai suoi avversari, nei successivi giri approfitto per osservare la posizione dei miei avversari di categoria. Ponzio, Catalfamo, Lo Nigro, Cammarata, Strano, tutti “amici avversari”.

Finalmente io sono all’ultimo giro. Femminucce e over 65 fruiscono dello sconto e al quarto giro terminano “di soffrire”. Elena Terracciano è vincente su Alice Germanà che d’un soffio precede Laura Speziale. Tra i maschietti Francesco Vinciguerra è “senza avversari”.

Negli ultimi due chilometri si applica ciò che si è appreso nei primi otto; svolte, salite e discese sono ormai state imparate a memoria. Sono sulla scia di Giuseppe Zagarella e Massimo Cancemi, hanno un passo più veloce del mio. Con loro affronto l’ultima “feroce salita Zanardelli”, c’è poi l’ultima acqua strappata dalle mani dei ragazzi, l’ultima frescura del viale Marconi e l’ultimo passaggio sotto la Porta Reale che ci consegna al  corso Vittorio Emanuele con l’ultima “salitella” e infine l’ultimo e “liberatorio” passaggio sotto il gonfiabile.

Al mio arrivo sono già passati 10 minuti da quando Vito Massimo Catania ha tagliato il traguardo con 29” di vantaggio su Filippo Porto e 47” su Leonardo Lunetto, complimenti a loro.

Defaticamento, fresca granita alla mandorla rigenerante, poi si “fa fagotto” e si migra al contrario verso casa.

Il 14 Giugno p.v. l’appuntamento è per la settima prova a Caltanissetta.

 

 

 

 

Remigio Di Benedetto

Tags

Potrebbero interessarti

1 thought on “Il Trofeo Bonfanti nel racconto di Remigio Di Benedetto”

  1. Bravo l’amico Remigio che con simpatico e lucido racconto riesce a descrivere le piacevoli e faticose emozioni che noi tutti amici podisti amatoriali proviamo la Domenica mattina dalla partenza dalle nostre case al ritorno nelle stesse.Ciao da Giuseppe Zagarella,ti aspetto con piaciere a Caltanissetta,la mia Citta’.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *