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1a mezza maratona del Golfo: memorie e pensieri di corsa

10432489_719956048095136_3869238132555580545_nSole, caldo e una forte umidità hanno predominato sulla giornata di domenica a Gela, in occasione della 1^ mezza maratona del Golfo, beffandosi e avendo la meglio sulle così tanto annunziate e “temute” previsioni meteo dei giorni precedenti che mettevano la Sicilia in allarme meteo per tutto il giorno. A dover di cronaca, la forza funesta della tempesta si è manifestata ma a fine gara, sorprendendo tanti atleti messi in viaggio, subito dopo la prova, diretti nei luoghi di provenienza. Nei borsoni di gara, l’occorrente per correre con qualsiasi condizione climatica. Siamo preparati!!!!
Prendo il mio pettorale, compagno e ricordo della giornata, mi è stato assegnato il numero 413; lo guardo rigirandolo tra le mani mentre emozioni contrastanti si alternano e si scontrano. Sto per affrontare una mezza maratona, dopo tanti … forse troppi mesi. Mi piace correre sulla lunga distanza, mi piace vivere e provare quel vortice di emozioni, anche se contrastanti, che questa mi regala. Non servono parole, il mio volto parla da sè mentre sguardi e parole amichevoli m’incutono quella fiducia e supporto che in quel momento mi serve, regalandomi serenità e sorrisi.
Tempo di dispormi dietro la linea di partenza, lascio la mia Nikon in buone e fidate mani, e mi dirigo nelle ultime postazioni, come da tradizione. Qualche battuta ironica e d’incitamento col vicino per scaricare i nervi prima di sentire il segnale del via. Si parte e come sempre pronuncio quelle parole di rito che accompagnano i miei “viaggi” … di corsa: “BUON DIVERTIMENTO A TUTTI”.
Un percorso di tre giri, di cui ignoro le caratteristiche, ma come sempre lo scoprirò passo dopo passo, chilometro dopo chilometro.
Da subito mi rendo conto che il caldo avrebbe condizionato l’intera corsa; quel caldo e umidità costringerà tanti amici al ritiro già dal primo giro. Sono fortunata, penso sorridendo, mi abbronzerò pure e … complici i gavettoni d’acqua arriverò al traguardo zuppa come un pulcino.
Già dal primo giro arriva, forte e chiaro, l’incitamento, il calore e l’affetto di tanti amici, in corsa con me e dietro le transenne … come non sorridere? Quale miglior modo per ringraziarli? Quale miglior segno, se non un sorriso, per far capire che mi stavo divertendo e che stavo bene? Il mio supporto non manca neanche a loro.
L’asfalto sulla strada è ancora pregno della pioggia del giorno prima; per terra le pozzanghere riflettono corpi in movimento, mentre chi li “calpesta” contribuisce a creare nella mia mente l’immagine di chi si diverte a giocare con l’acqua custodita in quella pozzanghera. Il viale alberato, con le sue pozzanghere, nel frattempo cede il ruolo da protagonista allo specchio d’acqua del mare, al molo e a quelle enormi pietre che fanno da muro e protezione alla terra ferma contro le onde del mare; poi la vegetazione e quel profumo tipicamente marittimo. Un ricordo d’infanzia prende il sopravvento.
Chilometro dopo chilometro la mia immaginazione cresce, raggiungendo la zona ristoro e spugnaggio. Bicchieri di plastica a terra, schiacciati o pronti per essere schiacciati, lanciati a lato da chi mi precede catturano la mia attenzione, insieme a quel tappeto colorato creato dalle spugnette abbandonate su tutta l’area dagli atleti. Nella mia mente un quadro astratto… vorrei poter catturare quell’immagine con uno scatto fotografico ma lascio questo compito ai miei occhi, abbagliati dal sole, e alla mia mente affinché lo conservi.
Adesso conosco il percorso, a tratti pianeggiante o con una lunga e lieve discesa e salita, e le sue caratteristiche: so dove posso aumentare e dove devo stare attenta, so dove posso usare la mia forza a mio vantaggio e dove devo controllarmi. Resto comunque un’incosciente!
I chilometri si accumulano e la mia immaginazione lascia il posto alla realtà, mentre il corpo lancia i primi segnali di crisi e affaticamento, … ancora una volta ignorati. Devo e voglio arrivare a quel traguardo. Spazio alla preghiera, spazio ad annotare mentalmente piccole note del racconto di questa nuova avventura, spazio ad immaginare l’accoglienza delle persone a me care al traguardo; spazio a quelle voci che ancora una volta mi caricano; spazio a quella bottiglia d’acqua da 2 litri che già immaginavo tra le mie mani al traguardo; spazio a quel sogno che spero, un giorno, diverrà realtà; spazio soprattutto a te, piccola Miryam, ieri hai corso con me per tutti i 21,097 km, lotta e non mollare mai; la tua corsa è più lunga e impegnativa ma non sei sola! A te dedico questo traguardo e la medaglia da finisher che presto riceverai.
L’arco del traguardo è a pochi metri e la distanza diminuisce passo dopo passo. Concludo, provata e svuotata di tanti pensieri la mia prova, protetta e accudita da tanti amici che non mi lasciano fin quando ho recuperato forze ed energie; … è tempo di dare spazio ad altre emozioni, tra sorrisi e abbracci, gioia e felicità, rispetto, stima e affetto.

Ripropongo di seguito la lettera della Sig.ra Ester, madre della bambina.

Sono Ester, la mamma della piccola Miryam, la nostra bambina è ricoverata all’ Ospedale Bambin Gesù di Roma dall’ 11 luglio. Fino a poco tempo fa vivevamo felici insieme agli altri due figli a Noto in Sicilia e quando la mia piccola si è ammalata abbiamo dovuto lasciare la casa, i figli e il lavoro e seguire la nostra piccola a Roma. Ci hanno trasportato d’urgenza con l’ aereo militare e Miryam è stata ricoverata in terapia intensiva ed è stata operata e le hanno messo un cuore meccanico “Bernard heart” che aiuta il suo cuoricino che non ce la fa più, Miryam adesso ha bisogno di un trapianto di cuore… io e mio marito chiediamo a tutti voi di pregare per la nostra piccola che soffre moltissimo. Siamo a Roma da più di 1 mese e ci dovremo rimanere tanto tempo fino a quando la piccola verrà operata. Mio marito ha lasciato il lavoro per stare giorno e notte con nostra figlia, ma abbiamo altri due bambini in Sicilia che ci aspettano e non sappiamo più come mantenerli, ma sono la unica ragione di vita per noi. Abbiamo bisogno di un aiuto economico per sostenere tutte le spese che dobbiamo affrontare, qui non abbiamo nessuno e stiamo finendo i pochi risparmi rimasti ma non lasceremo mai la nostra piccola principessina a qualsiasi costo.”. Ester la mamma di Miryam. E’ un brutto momento per questa famiglia e vi chiediamo di unirvi a noi e di aiutarli con la preghiera e se possibile con un contributo economico anche simbolico. Padre Pio diceva sempre di aiutare i poveri e i sofferenti. Eccoli.
SOSTIENI ANCHE TU LA PICCOLA MIRYAM E LA SUA FAMIGLIA, SE NON PUOI INVIARE UN AIUTINO ALMENO CONDIVIDI QUESTO APPELLO SULLA TUA BACHECA E SE SEI UN GIORNALISTA PUBBLICALO SUI TUOI CANALI PER FAR CONOSCERE IL CASO A PIÙ PERSONE POSSIBILI.

Carta Postepay: 4023 6009 0167 5472 – intestata a Cucè Ester (La mamma di Miryam)
– codice fiscale: CCUSTR79E64F943D
– Il numero di cellulare della mamma di Miryam è: 389-2346682 (Se non risponde subito è perché sta con la bambina…)
– Conto bancario presso la Banca Unicredit di Noto intestato a Cucè Ester
IBAN: IT73D0200884740000300177561
codice BIC (per i bonifici dall’estero) UNCRITM1L71
…..E CHE IL SIGNORE VI BENEDICA
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Articolo: Giovanna Barone

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